La settimana scorsa abbiamo intervistato Luisa Ruggiero, moderatrice della stanza “Crescita Professionale” de La Circle, che ci ha spiegato come il mondo del lavoro sia in continua evoluzione e quanto sia fondamentale individuare i propri talenti e saperli coltivare. Questa volta è il turno di Cristiano Carriero, Lo Storyteller, moderatore delle stanze dedicate allo Storytelling e al Content Marketing.
D: Cristiano, ne La Circle sarai moderatore della stanza “Storytelling e Content Marketing”. Cosa si potrà imparare dal tuo percorso?
Impareremo che con la scrittura si lavora, e si può lavorare bene. Ad un patto: che si cerchi sempre l’eccellenza.
D: Quali sono gli obiettivi della tua stanza tematica?
L’obiettivo è quello di trasformare una passione, quella per la scrittura, in una leva di business. Partendo dalla strategia, fino ad arrivare agli output: i contenuti. Partiremo dall’ispirazione – quindi verranno consigliate letture, testi, video e audio – per poi spostarci sulla pratica che è una pratica costante: solo con un continuo esercizio si migliora.
D: Quali sono le regole di base dello Storytelling?
In primis farlo diventare un mindset. Scrivere un bel post o postare una bella foro non vuol dire fare storyelling. Bisogna sempre aver chiaro il proprio obiettivo: qual è la grande storia che stiamo scrivendo? A quale pubblico stiamo comunicando? Le persone ci leggono volentieri? E soprattutto: noi stessi, per primi, ci leggiamo volentieri?
D: Quali sono i peggiori errori che un bravo storyteller non dovrebbe commettere?
Piacersi troppo. Mettere il proprio ego davanti all’obiettivo. Cominciare con “ti racconto una storia”. Se la tua è una storia, non c’è bisogno che me lo dici.
D: Rispetto ad altre strategie di comunicazione, cosa ha in più lo Storytelling per “ far vivere tutti felici e contenti”?
Sospende l’incredulità. Ci apre le porte di un altro universo. Tutti sappiamo che è un trucco – come un film, una canzone, un dramma teatrale – ma tutti lo accettiamo volentieri. Se ci riusciamo anche con i brand, siamo ancora più bravi.
D: La scelta di comunicare direttamente con il pubblico impone maggiore responsabilità per le aziende in termini di credibilità?
La credibilità delle aziende si misura in azioni, e la comunicazione (non ci sarebbe il suffisso -azione) fa parte di esse. Non è una cosa distinta, ciò che raccontiamo, ciò che diciamo è parte integrante di ciò che facciamo. Comunicare è anche fare, per questo mi affascina molto la parola “storymaking”: non si tratta solo di raccontare, ma di trasformare poi questi racconti in qualcosa di più.
D: Conquistare l’attenzione del pubblico è sempre più impresa ardua. Se dovessi scegliere soltanto 3 elementi, quali ritieni siano più preziosi per raggiungere le persone?
Lo hai voluto tu: emozione, tempo (inteso come timing, se posti un’ora più tardi può essere tardi), intensità.
D: Esiste una strategia comune nel Content Marketing? Possono essere stilate delle linee guida da seguire nella produzione dei contenuti?
La migliore strategia è monitorare: in maniera quantitativa ma anche qualitativa: cosa piace? Cosa viene scaricato, cosa non ha successo? E poi studiare: i contenuti chiedono supporti diversi, linguaggi differenti, media differenti. E ogni target ha i suoi contenuti preferiti.
D: Perché secondo te le aziende dovrebbero investire nella creazione di una strategia di Content Marketing?
Perché rispetto a 10 anni fa i media si sono decuplicati e il nostro potenziale cliente è ovunque, a portata di mano. Così vicino, eppure così distante da noi. Ma il modo migliore per conquistare la sua attenzione resta sempre quello: produrre contenuti avvincenti.
D: Quali consigli daresti a un brand che si approccia per la prima volta ai social network?
Di fare in fretta, perché è parecchio in ritardo!